Intervista per ‘Punto di svista’

Romania, Bucharest. Sorin digging for scraps of metal to sell to local car wreckers.

Romania, Bucharest. Sorin digging for scraps of metal to sell to local car wreckers.

 Hai studiato in una scuola di fotografia in Inghilterra, e precisamente hai diretto i tuoi studi nei riguardi della fotografia documentaria. Ci puoi dire quanto i tuoi studi hanno contribuito allo sviluppo del tuo percorso fotografico?

‘ …Ho iniziato da autodidatta, ma dopo un po’ di anni ho deciso di cominciare un percorso formativo. La scuola in Inghilterra mi fu consigliata da un amico che l’aveva frequentata prima di me. Quando entrai nella scuola mi accorsi che rispetto agli altri studenti ero più avanti, avevo già una certa consapevolezza su ciò che osservavo e fotografavo; questo perché prima di iniziare il corso ero entrato in contatto con alcuni fotografi e avevo frequentato alcuni workshop che mi avevano introdotto a ciò che poi sarebbe diventato il mio lavoro. Dopo pochi mesi però mi accorsi che anche gli altri studenti crescevano e si formavano raggiungendo a mio parere ottimi risultati ed è da quel momento che mi resi conto che quella scuola mi stava dando la possibilità di formarmi professionalmente. Per me è stata importante perché ha nutrito le mie radici. Ho studiato in profondità i concetti della comunicazione e del linguaggio visivo, un percorso definito che mi ha portato a conoscere la fotografia in modo diverso dal solito. È  stata un’esperienza fondamentale per la mia formazione. Lo è stata nonostante alcune cose più o meno fastidiose come le barriere o le direzioni un po’ rigide che potrebbe darti un percorso didattico di quel tipo. In realtà, viene a mancare quell’approccio più genuino, più sincero. La scuola, però, mi ha permesso il confronto, l’interazione, la possibilità di sentire riflessioni sulle mie immagini; tra studenti ci davamo dei consigli, non c’è mai stato un atteggiamento competitivo.
In Italia questo dialogo a me manca, o comunque è mancato, per un certo periodo della mia vita. C’è da dire che vivendo in Sicilia questa mancanza è ancora più marcata, a parte pochissimi momenti in cui con un numero ristretto di amici fotografi riesco a confrontarmi e a dialogare liberamente…’

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