MADONIE PAESAGGI Museo civico Castelbuono
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Fin dai suoi esordi la fotografa di paesaggio incrocia le aspettative della pittura di paesaggio, la narrazione cioè di una scena che possa restituire la dimensione e l’atmosfera di un spazio naturale, con la sua imponenza e grandiosità, rendendosi idilliaca immagine di un luogo appagante il desiderio di pace e tranquillità, quello che la realtà urbana contraddice. Una fotografa che si nutre di letteratura e filosofa, dove l’approccio da cartolina è sempre in agguato.
È il Novecento che muta sempre più gli obiettivi e gli ideali del paesaggio in fotografa, poiché i fotografi, ancora una volta come in pittura, scoprono l’alterità dell’immagine, la possibilità di sfondare i limiti della visione realistica per scovarne gli afati psicologici e i meandri più privati, aspirano alla dimensione simbolica oltre che alla strutturazione interna dell’immagine stessa.
Lo sguardo diventa il crocevia unico di riferimento, il meccanismo in grado di rintracciare e scovare le giuste coordinate della visione, esaltarne il significato, determinare le linee compositive per scoprire anche le minime tracce che la rendono unica.
Il ventesimo secolo ha anche contribuito a spostare di continuo i termini di riferimento del paesaggio, giacché esso non è più soltanto un brano di natura incontaminata, ma diventa un incrocio di relazioni tra tutto ciò che è ambiente, quindi natura, e quanto è frutto dell’artificio umano. Nelle fotografie che esponiamo in Madonie. Paesaggi, le immagini sono pressoché sgombre della presenza umana fisica, ma è facile scorgevi quanto l’uomo abbia deciso la forma del paesaggio, con le strade, i disegni dei campi coltivati, l’edilizia rurale e al contempo il suo destino più crudele, la distruzione dei boschi, il suo annientamento.
Fotografare il magnifico territorio delle Madonie è da sempre un esercizio di creatività praticato da fotografi amatori e professionisti, autoctoni e stranieri viaggiatori, lungo la via tracciata dalla migliore tradizione di fine Settecento e Ottocento, quando intellettuali e artisti si spostavano alla scoperta di nuovi luoghi dentro un processo di formazione e conoscenza. Nel 1973 Leonard Freed, Josip Ciganovic e Enzo Sellerio, tre fotografi di fama internazionale ognuno di nazionalità diversa, furono presenti, con le loro fotografie scattate tra gli anni Cinquanta e Settanta, all’interno della colossale mostra dal titolo Le Madonie viste da Enzo Sellerio, inaugurata a Petralia Sottana in ben tre sedi differenti. Oggi una buona parte di quelle fotografie è conservata nei locali della Pro Loco di Petralia Sottana, nella sede della Biblioteca e negli spazi comunali. Abbiamo pensato di partire proprio da queste immagini per riproporre nuovi sguardi e un diverso discorso sulle Madonie. La mostra è frutto di una selezione di fotografie di sei autori contemporanei, fotografi di professione, alcuni “paesaggisti” nel profondo, nel senso che pongono a fondamento della loro estetica l’atto di strutturare un territorio con lo sguardo. Altri prediligono il ritratto, ma di fatto la loro porzione
di paesaggio diventa il ritratto di una collettività o del sentimento che accomuna individuo e natura. Si tratta di una piccola orchestrazione di visioni per restituire una rappresentazione trasversale e plurale del paesaggio madonita contemporaneo.
Emilia Valenza